sabato 12 settembre 2009

ANCHE ALESSANDRA MUSSOLINI, è SULLA ROTTA DI FINI

Meno male che Gianfranco c’è... In molti siamo sulla linea di Fini»

di Natalia Lombardo

«Meno male che Gianfranco c’è! Si dovrebbero fare delle magliette così. Ho una perversione politica: mi piace Fini». Alessandra Mussolini ha superato quel «periodo storico conflittuale» che la portò ad uscire da An. Ma da quando è entrata nel Pdl si sente «molto vicina alle posizioni di Fini, e siamo in tanti a pensarla come lui».

Cosa ne pensa degli attacchi che sta subendo Gianfranco Fini?

«Si sta sfogando a Gubbio. Deve dire ciò che pensa, può essere criticato, ma non attaccato in questo modo sbracato. Non solo è il presidente della Camera, ma come si permette Bossi di dire che è matto? O Feltri?».

Berlusconi dice che il Pdl non è una caserma, ci crede?
«Berlusconi cerca di placare, fa l’ottimista, sottovaluta. È il suo ruolo. Fini incide in modo politico forte, è un alter ego che dice le cose in modo netto, ecco le conseguenze».

Però nel Pdl è considerato una minoranza.
«Chi l’ha detto? Può accadere che su certi temi non si venga capiti subito: quando abbiamo fatto la battaglia sui “medici spia” e i presidi, spiegate le conseguenze di un piccolo emendamento della Lega, da minoranza siamo diventati maggioranza».

Potrebbe succedere sul biotestamento o sulla cittadinanza?
«Certo, io voglio che sia il buon senso a far sì che i minori extracomunitari che arrivano senza genitori abbiano uno status giuridico immediato, sennò spariscono. Voglio vedere nel Pdl chi dice di no. Fini, il 20 novembre 2008 alla Giornata dell’infanzia, parlò di cittadinanza, poi arrivò Berlusconi e distolse l’attenzione. Le posizioni di Fini rafforzano chi vuole un dialogo nel Pdl».

È realistica la nascita attorno a Fini di un nuovo partito, una destra davvero liberale più europea?
«Lo vedo complicatissimo con queste leggi. No, invece credo che nel Pdl, anche con questo scontro, ci siano le condizioni perché venga fuori qualcosa di buono. Almeno se lo dicono in faccia».

Berlusconi e Fini?

«Loro sì, non altri. A Bossi il Pdl sta concedendo moltissimo; sta fuori ma è un raccomandato di ferro per la difesa della sua identità, è il Di Pietro della situazione. Basta con le cravatte verdi, facciano i ministri di tutti con la giacca, Una divisa governativa, via..».

I «colonnelli» di An difendono Fini debolmente. È isolato?

«No. nella sua “fase tre” Fini si è emancipato, è libero di dire e fare quello che vuole, non ci sono colonnelli che tengano, non è ingabbiato né dal suo ruolo, né dal partito che aveva».

Però gestiva An in modo anche autoritario, governava le correnti. Ora i «colonnelli» lo prendono sottogamba perché berlusconiani?
Il partito lo reggeva. Ora non ci sono più solo le posizioni di An. Ma se Gasparri, capogruppo Pdl, può permettersi una linea non conforme con quella di Fini, Fini tanto più può parlare il doppio».

Quale sviluppo vede in questo quadro di scontro interno?
«Credo che ci sarà sulla cittadinanza. E mi auguro anche una ripresa sul presidenzialismo, Su questo e sui temi civili Fini indicò la sua linea già al congresso del Pdl a marzo alla Fiera di Roma, e in Parlamento è possibile appoggiarla».

Quanti parlamentari possono seguirla. Non c’è una sorta di paura?

«Paura? No. È un gruppo enorme, spesso schiacciato dalle posizioni della Lega. Ma non siamo pochi. l’importante è che Fini mantenga la rotta sulle tematiche sociali».

Potrebbe ricostruirsi un asse Fini-Casini, dentro o fuori dal Pdl?

«Fini ora non ha bisogno di Casini, nel Pdl può costruire un futuro da solo. Fuori? Ci mettiamo un altro raccomandato di ferro? La gavetta l’avete fatta, se volete entrate».

Si candiderà a sindaco di Napoli?

«Se si candidasse Bassolino non potrei dire di no».

11 settembre 2009 FONTE :L'Unità

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